Le motivazioni che spingono un cittadino di Anagni a candidarsi, come nel caso di Fabrizio  Mazzucchi,

hanno componenti che la sua generazione conosce bene, poiché fondate sulle esigenze.

Certezze e speranze, sono alla base del suo impegno, qualcosa di sorprendentemente diverso da ciò che si ascolta di solito. Andiamo alla scoperta di questo 53enne di Anagni,  commerciale di una ditta privata di servizi, sposato con una imprenditrice e papà di una laureanda in Odontoiatria.  Ha fatto parte anche lui, come tanti cittadini di Anagni, della gloriosa ex-Videocolor, e come loro, ha assistito alla sua rovina. Al centro delle sue aspirazioni di rappresentanza pone il lavoro in un’ottica sociale e di sviluppo del territorio.

Cosa ci dice riguardo la sua candidatura, sig. Mazzucchi ?

Non è la prima volta che mi presento alle elezioni amministrative della mia città, e sono sempre spinto dalle stesse aspettative. Ora risiedo in Osteria della Fontana, ma per qualche anno ho avuto modo di vivere anche nel pieno centro storico, e questo mi ha dato modo di capire, e focalizzare l’attenzione sulle diverse realtà ed esigenze di questo grande territorio.

 

Lei pone molta attenzione al tema del lavoro con progetti limpidi, per i quali ha già intrapreso un cammino. Di cosa si tratta?

Ce n’è uno in particolare che come Amministratore, vorrei far proprio dell’interesse pubblico, ovvero la volontà di far riaprire la finestra per accedere al “prepensionamento amianto”, in maniera che possa trovare applicazione la norma relativa all’ art. 13 della legge 27 marzo 1992 il cui iter, seguo in prima persona da tempo avvalendomi della  competenza in materia di un affermato studio legale. E’ una “battaglia” condivisa dal candidato Sindaco Daniele Natalia ed un punto di unione per il programma amministrativo.

 

Lei è particolarmente legato ad Osteria della Fontana, ha vissuto la maggior parte della sua vita qui, ci vive tutt’ora e ci ha lavorato. Nel suo piano di proposte ci sono ipotesi di riconversione e sviluppo di questa area. Ce ne parla?

Io ritengo che per rilanciare la Valle del Sacco si potrebbero percorrere due strade: nei terreni limitrofi al fiume, attingendo a risorse dell’Unione Europea, si potrebbe incentivare la coltivazione della canapa, e con l’ausilio  della Regione Lazio, perseguire un’ equilibrata diffusione di energia per mezzo del fotovoltaico. Questo impedirebbe a fieno ed affini, provenienti da queste aree, di arrivare  nella catena alimentare.

 

Lei si è sempre definito un” Tifoso della Videocolor”, ne ha vissuto la parabola ascendente e quella discendente.

Oggi è impossibile discernere da questa parte di territorio che rappresenta un passato malinconico, con la severità di un futuro esigente. Non sono un tifoso di calcio, e quindi ho sempre riversato tutta la mia passione nel mondo del lavoro e in ciò che mi sono trovato a fare. Nel caso amaro e come Lei giustamente definisce “malinconico” della ex-Videocolor, ma anche di tante altre realtà  dismesse, credo che la posizione dell’Amministrazione debba essere chiara e debba considerare come una priorità, quella di agevolare le possibili riconversioni. Non si può pensare di staccare gli occhi anche solo per un attimo da aree tanto importanti e potenzialmente ricche di prospettive. Le amministrazioni hanno gli strumenti per farlo e bisogna predisporre le condizioni per gli investimenti sia pubblici che privati.

 

E questo è mancato a Suo avviso?

In termini progettuali, penso proprio di si.

 

Per quale motivo?

Forse la scarsa conoscenza ed esperienza in realtà simili ed il non essere andati a fondo con la volontà vera di risolvere queste situazioni industriali e le riconversioni del territorio. Non ho la presunzione di avere in tasca soluzioni che altri non hanno trovato, ma sicuramente sono intenzionato a cercarle. Il mio lavoro mi porta a girare in posti, nemmeno troppo lontani, ed ogni volta mi chiedo: “perché non hanno provato a fare una cosa del genere ad Anagni?”.

 

La parola “riconversione” la si sente spesso, Lei come la intende?

Beh non si può pensare di ricostruire tout-court una zona industriale solo aspettando che arrivi lo zio Paperone di turno. Queste, a mio avviso, sono favole del passato. Oggi la “riconversione”, dal punto di vista di un’Amministrazione deve essere  progettualità,  sfruttando servizi ed infrastrutture, ma soprattutto equilibrio tra le varie esigenze di un ambiente che ha già pagato un duro prezzo. Il tutto deve essere fatto a beneficio di una comunità che è oggi rappresentata da giovani con poche certezze, tante persone in mobilità, cassa integrazione o ancor peggio, senza occupazione.

 

E quanto può essere determinante una giusta amministrazione comunale in questo?

Il potenziale di Anagni non è di poco conto, quindi l’incidenza, in ciò che ho detto, è maggiore di altri posti. Io ho voglia di confrontarmi a 360 gradi con chi vorrà già solo rimboccarsi le maniche, con la volontà  di cambiare in meglio le cose.

 

La sua esperienza lavorativa torna spesso nei concetti che ribadisce a sostegno delle sue proposte; sarà questo a dare un utile contributo?

Mi auguro che non sia solo la mia. Nella coalizione che sostiene Daniele Natalia, ci sono più personalità con storie lavorative complesse e, da quella che fu una florida zona industriale di Anagni, sono partite tante persone che oggi in Italia e all’estero ricoprono importanti ruoli dirigenziali. Ognuno di noi può dare un importante contributo in questo senso e mettere insieme queste esperienze può  essere un’ ulteriore idea o sfida per crescere e rinascere.

 

Andando un po’ oltre i temi a lei cari. Una delle parole più ricorrenti, oltre alla crisi industriale, è la parola turismo. Tutti i candidati ne parlano. Qual è la sua opinione?

Anche se sembra azzardato, la differenza con quanto detto riguardo le riconversioni, è minima. Il turismo non lo si improvvisa ed è esso stesso una vera industria. Bisogna creare i presupposti per avviare la fruizione dei beni ed attrarre al meglio, perché la concorrenza è altissima. Oggi tutti vogliono fare turismo ma ad Anagni bisogna comprendere che la politica dell’accoglienza è prioritaria al nome, alla storia e alle tradizioni, ed a mio avviso c’è tanto da fare.

 

Per finire cosa la spinge ad essere ottimista sul futuro di Anagni dopo 3 commissariamenti?

Conosco da molti anni Daniele Natalia, umanamente e politicamente. In questi anni l’ho visto cadere e rialzarsi, ma soprattutto crescere come uomo e politico. Oggi confrontarsi con lui è imparare. Questo è uno dei motivi che mi spinge a sostenerlo con entusiasmo e convinzione, perché ritengo che dagli errori abbia imparato a sufficienza, ed ha il carisma che serve per guidare una città, la nostra, quella che amiamo e vogliamo migliorare per noi e per tutti.

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Fabrizio Mazzucchi, esperienza a servizio della città
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