Avevo creduto così tanto nella parola del colonnello, da preparare questo pezzo che, almeno per adesso, non uscirà:

Non era nell’aria, anche se ieri mattina il nervosismo di consiglieri ed assessori, e di qualche segretario politico di maggioranza, faceva temere il cambiamento di rotta. Il documento della pace, il wampum assurdamente sottoscritto (e non da tutti) ma non condiviso, conteneva elementi tali da mortificare chiunque: al primo punto la nomina dei dirigenti dell’Ufficio Tecnico; un ufficio lasciato dal 1 al 25 ottobre senza guida, con i numerosi sottoposti nello sbando totale. La defenestrazione dell’assessore Roberto Cicconi venne attribuita proprio, teorema confermato dal diretto interessato, alla intenzione del sindaco di nominare due dirigenti mentre, in maniera inspiegabile, il concorso regolarmente bandito e definito risulta tuttora in fieri. Cicconi s’era detto fermamente contrario, ed è finita come tutti sanno. Il Partito Democratico, veramente nella bufera, dopo la vicenda del “mercato delle vacche” non è stato perdonato dal sindaco colonnello. A Fausto Bassetta non sono bastate le forche caudine, e nonostante gli yes e gli inchini, ecco pronta la frittata. Dopo tre anni e mezzo di speranze deluse, di ricorrente ricorso alla fiducia ed ai tentativi di aggiustare il tiro, il castello è crollato. Un castello di carte, una costruzione virtuale che si reggeva su supporti piuttosto deboli. A dare la spinta finale, anche una semplice puntura d‘insetto! Alberto Floridi, capogruppo de l’AltrAnagni che come simbolo ha l’ape operaia, fino a ieri non aveva sottoscritto il famoso documento, un affronto per il resto degli alleati ma soprattutto un elemento chiave per palesare come debole una maggioranza che è stata forte coi numeri ma mai nella sostanza. Neppure Antonio Necci aveva firmato, altra tegola. La forzatura maggiore, però, così considerata soprattutto dal PD, la pretesa della ricandidatura. Piazza Cavour nella giornata di ieri è stata veramente un “mercato delle vacche”, con l’andirivieni dal Palazzo alla sezione, confusione e visi truci. Tutto inutile: le dimissioni restano confermate, si torna alle urne.

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Bassetta non ritira le dimissioni, Palazzo d’Iseo senza guida
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